Ogni anno è buono per parlare di sostenibilità, di ambiente, di stile di vita ecosostenibile e del nostro impatto sul pianeta del quale siamo ospiti. Nonostante tutti i danni che arrechiamo, paradossalmente siamo portati a fare bilanci cercando di capire cosa sbagliamo e in cosa possiamo ancora migliorare per affinare il ventaglio di valori che andrà a contraddistinguerci come essere umani. Probabilmente però non c’è anno migliore del 2021, un anno che ha il sapore della ripartenza, e delle nuove possibilità, oppure del perseguimento con vigore della consapevolezza che abbiamo sempre avuto.
Un po’ di numeri
Per chi deve recuperare questo ritardo di coscienza ecologica, è bene ricordare che all’ultimo censimento (2018), sul nostro piccolo pianeta eravamo in 7,5 miliardi, ma si stima che già per il 2025 raggiungeremo gli 8 miliardi. Parallelamente, sono ormai moltissimi anni che l’Overshoot day ovvero il giorno indicativo in cui l’umanità ha consumato per intero le risorse prodotte in un anno, capita sempre più presto. È vero, nel 2020 ha guadagnato 24 giorni, che fa registrare un leggerissimo miglioramento rispetto agli anni precedenti, ma non è neanche lontanamente abbastanza rispetto a quanto necessario. Due dati fanno particolarmente impressione: leggere che l’ultimo anno in cui la Terra non è andata in overshoot, o debito, è il 1970, e che secondo le ultime stime, già nel 2050 l’umanità consumerà ben il doppio di quello che la Terra sarà in grado di produrre.
La pandemia e la salute dell’ambiente
Inoltre, se ancora pensiamo che l’inquinamento e la distruzione del pianeta non ci riguardino, fermiamoci un attimo a pensare all’anno che abbiamo appena passato: un anno di pandemia. Quando studiavo in storia le temibili pandemie come la peste nera e il vaiolo, o quando mia nonna mi raccontava come una grandissima parte della sua famiglia era stata decimata dall’influenza spagnola, se mi avessero detto che ne avrei vissuta una non ci avrei mai creduto. È stata una prova estenuante per la società odierna, completamente globalizzata, e non più in grado di contenere geograficamente un’epidemia, tanto da mettere in ginocchio economicamente e socialmente perfino i paesi più evoluti. Ebbene, è stato scientificamente provato, come riportato dal Segretario generale dell’ONU António Guterres nella giornata mondiale dell’ambiente, che l’impoverimento degli ecosistemi e della biodiversità tramite inquinamento o deforestazione, che sia per via indiretta o meno comunque per mano dell’uomo, è la causa principale della diffusione di epidemie, che sono per il 75% di origine animale. Essendo numerose specie in via di estinzione, vengono a mancare le zone cuscinetto naturali di distanza fra l’uomo e il mondo animale, e la biodiversità che impedisce la diffusione dei patogeni. Inoltre, gli ambienti inquinati sono ideali per la loro proliferazione. Immaginate quindi, solo nel tempo della vostra vita, di vivere altri anni come il 2020, e non di sentirne parlare come un racconto intergenerazionale, che in più si accompagneranno a regolari incendi, innalzamento del livello del mare, tsunami, e tutte le conseguenze che già conosciamo.
Come possiamo fare la nostra parte in tutto questo?
Modificando la nostra vita al massimo delle nostre possibilità, in tutti i suoi aspetti, seguendo la via dell’etica ecosostenibile.
Lo sapete, in ORUBC parliamo innanzitutto di cosmesi ecobio. È bene quindi continuare sempre su questa via, perché crediamo fermamente che la cosmesi che è formata in parte minore dalla necessità, ma se vogliamo essere sinceri, in parte maggiore dalla vanità, non debba più essere nociva per i sopracitati ecosistemi che tanto ci servono. Non saremmo politically correct dicendovi che, per noi, chi sceglie una bellezza consapevole rispetto ad una tradizionale si equivale perché non lo crediamo. E questo perché un consumatore consapevole, che legge le etichette, si informa, e sceglie ingredienti ecosostenibili rispetto all’effimero effetto cosmetico, avrà per forza di cose vedute e valori più ampi, che sono sintomo di intelligenza. Non a caso le nazioni più efficienti del mondo hanno una particolare attenzione alle tematiche ambientali. Ciò non significa che bisogna porsi nel mondo come un missionario dell’ecobio, ma vi incoraggiamo ad incuriosire la gente attorno a voi se l’argomento si propone, a spiegare, e perché no, a regalare quello che voi vorreste che tutti usassero.
Come possiamo rendere più ecosostenibile il nostro stile di vita?
Fondamentale è ACQUISTARE MENO E MEGLIO. Il mercato mette a nostra disposizione migliaia di cosmetici, talvolta uguali tra loro, che svolgono la medesima funzione, benché promossi per utilizzi diversi. Un consumatore consapevole è anche il consumatore che conosce le sue esigenze, che preferisce cosmetici multifunzione e che è capace di sfruttare anche gli scarti alimentari per esaltare la sua bellezza, piuttosto che acquistare un prodotto già pronto. Vi insegniamo da sempre che nelle nostre cucine c’è nutrimento per il nostro corpo e anche per la nostra bellezza, a costo 0, per le nostre tasche e per il nostro pianeta.
C’è inoltre sempre più attenzione nel settore beauty ai cosmetici solidi ed al packaging ecosostenibile, sempre da preferire. La maggior parte delle aziende, ed anche le multinazionali, anche se spesso per greenwashing si vedono costrette ad assecondare il consumatore che è sempre più attento e responsabile. Dato che questo ha influenzato in maniera così importante il mercato, soprattutto grazie alle nuove generazioni, è giusto insistere, scegliendo però anche aziende locali che a tutto tondo rispettano l’ambiente anche nel processo di produzione. Se faremo fiorire questo tipo di aziende, gli incentivi per crearne altre con gli stessi valori saranno sempre maggiori in tutto il mondo.
Non solo cosmetici
Volendo allargare il discorso a partire dalla cosmesi, possiamo ovviamente applicarlo ad ogni aspetto della nostra vita: dal nostro abbigliamento, alla cura della nostra casa, a tutti gli oggetti che ci circondano fino alle abitudini del nostro quotidiano e del nostro stile di vita. All’inizio può sembrare complicato fare una scelta più ecosostenibile. Non solo districarsi nel mare di informazioni che ci sommergono, fare ricerche sulla trasparenza quando spesso ancora non ci viene offerta, ma passare anche il rischio di essere etichettati in qualche modo, abitudine che per fortuna sta sparendo, sempre grazie alle nuove generazioni che hanno normalizzato la sensibilità al tema. In realtà, dopo poco ci si rende conto che tutto questo processo diventa molto più semplice e automatico, e che essere consapevoli regala grande sicurezza . Per fortuna, in questo processo ci possono aiutare le certificazioni che esistono anche per tutti gli altri settori: tessile, alimentare… Ma non vanno seguite ad occhi chiusi e sempre associate alla nostra personale ricerca.

Una mentalità aperta è quindi la chiave per una vita più ecosostenibile e per cambiare le nostre abitudini. Nel nostro staff già abbiamo effettuato molte sostituzioni, che non solo sono green, ma ci fanno risparmiare e sono anche più comode: la coppetta mestruale (più igienica e con un risparmio stimato di 57€/anno o 285/5 anni, sapendo che una coppetta dura fino a 10 anni), gli assorbenti lavabili o le mutande mestruali, le borracce termiche per l’acqua, le shopper in cotone per la spesa, fatta magari a km0 e al peso, le posate e i contenitori lavabili per l’ufficio, o più in generale ogni dove è possibile ridurre la presenza di imballaggi o oggetti usa-e-getta, per preservare in prima battuta i nostri mari. Sempre nel 2050, si stima che si pescherà più plastica che pesci. Intanto, c’è una buona probabilità che già quello che mangiamo ora contenga invisibili microplastiche al suo interno.
L’avete capito, vero, che se inquiniamo l’ambiente inquiniamo anche il nostro corpo?
Come è necessario comportarsi per essere ecosostenibile?
Tornare alla mentalità di una volta, quando si riutilizzava all’infinito e quello che si rompeva veniva riparato (cosa che non facendosi più tanto, sta facendo anche scomparire molti mestieri dalle nostre città), ma con le tecnologie e i materiali spesso innovativi del nuovo millennio: ecco come si può ripensare il proprio stile di vita nel 2021.
Infine, è certamente rilevante la questione alimentare. Premesso che ognuno è libero di fare ciò che vuole del proprio corpo, e nutrirlo come meglio crede, possibilmente con un consiglio medico per le scelte più “estreme”, e che riconosciamo la negatività in termini di risorse e di sofferenza animale degli allevamenti intensivi, per noi una vita sostenibile non è per forza di cose sinonimo di diete vegetariane o vegane. Troviamo infatti più giusta e appropriata una riconnessione, che a causa dei supermercati abbiamo perso, con il nostro cibo e la sua origine. Prediligere quindi alimenti freschi, non processati, strettamente stagionali, biologici e locali. Per inteso questo significherebbe rinunciare già a tante cose volendosi attenere a queste regole: ci vengono in mente la quinoa, l’avocado e le banane, ma pensate anche al cioccolato o al caffè! Ma senza dover fare scelte drastiche, basterebbe una giusta moderazione e, come sempre, una scelta consapevole, dato che alcune di queste cose si producono anche in Italia. È possibile fare scelte più giuste anche sugli alimenti di origine animale: piccoli allevamenti, fattorie, aziende virtuose e pesca ecosostenibile.
Mangiare carne è naturale per la nostra specie, e nessuno dovrebbe farci sentire che stiamo facendo qualcosa di sbagliato mangiando naturalmente. Ma il vero problema è sistematico. Siamo bloccati in un sistema che ci rifornisce di carne scadente a prezzi stracciati. Mangiare carne di allevamenti industriali, da animali nutriti con colture fertilizzate con prodotti chimici sintetici, poi confezionata e lavorata con altri additivi chimici non è naturale invece. È un sistema crudele dall’inizio alla fine. Quello che è sicuramente vero e giusto però, è l’idea di ridurre le quantità per persona e per famiglia, perché è vero che siamo numerosi e non possiamo più permetterci di consumare animali come i nostri genitori.

Non è spesso detto che l’allevamento di animali in maniera sana e corretta contribuisce anch’esso alla biodiversità necessaria (in quanto la cultura dell’allevamento è ormai millenaria, e gran parte dell’evoluzione si è basata su di essa): un allevamento ben gestito e l’alimentazione con erba sono migliori per l’ambiente. C’è meno input di intensità energetica, e spostando regolarmente gli animali al pascolo, tenendoli lontani dai torrenti, si distribuisce il letame in modo più uniforme e si migliora la qualità e la quantità di foraggio. Ciò aiuta a preservare il suolo, ridurre l’erosione e l’inquinamento dell’acqua, ad incrementare lo stock di carbonio organico del suolo e preservare la biodiversità e la fauna selvatica. Tutto ciò ci darebbe, oltre a tutto quello appena elencato, suoli non abusati e di nuovo fertili, più sicurezza alimentare e una soluzione attiva contro i cambiamenti climatici.
Avere uno stile di vita ecosostenibile nel 2021 quindi, presuppone prima della volontà di averlo, una spiccata curiosità ed un senso di responsabilità. La prerogativa dell’informazione, che abbiamo il dovere di sfruttare dato che abbiamo la fortuna di abitare in paesi ricchi e democratici, senza incorrere nello sterile boicottaggio a priori, perché un documentario ci dice che una cosa non è ecologica. Dietro ad ogni problema c’è spesso una fitta letteratura ed un’alternativa. L’abilità di mettere in discussione ogni cosa, anche le aziende, contattandole e discutendoci, e di non consumare più da loro se non soddisfano i nostri standard etici, e contribuendo attivamente a cambiare il mercato, renderlo più ecosostenibile.
Il cambiamento è possibile, e si realizza a partire dalle singole scelte che facciamo ogni giorno.