A cura di Melania Mocerino
Chi era Caterina de’ Medici? La “regina straniera”, ricordata per la sua malvagità e stregoneria o l’abile politica, moglie fedele e madre premurosa, che guidò con saggezza e astuzia tre generazioni di regnanti, cambiando le sorti della Francia politicamente e culturalmente?
Ancora oggi non si è in grado di fare chiarezza su questo affascinante personaggio; se inizialmente prevaleva la tesi della “regina nera”, nel XX secolo la storiografia ha dovuto ricredersi su questa controversa figura, e riscattarla da tutti i pettegolezzi e le strane leggende che le ruotavano attorno.
Pronipote di Lorenzo il Magnifico, Caterina Maria Romula di Lorenzo de’ Medici nacque il 13 aprile del 1519 da Lorenzo de’ Medici, duca di Urbino, e Maddalena de la Tour d’Auvergne, contessa di Boulogne. Rimasta orfana poco dopo la nascita, fu affidata alle cure delle vecchie zie di famiglia, e fu investita del titolo di duchessa d’Urbino, in qualità di unica erede della fortuna dei Medici. Per la Firenze del tempo non era un periodo felice: il governo spagnolo cercava di imporre la propria supremazia, e ci riuscì. Nel 1530, dunque, la città fu assediata, e la bambina, che nel frattempo era stata costretta a rifugiarsi in vari monasteri e privata del titolo nobiliare, fu finalmente libera di ricongiungersi con suo cugino, papa Clemente VII.
Presso la corte papale si provvide, subito, a cercare uno sposo per Caterina; si fecero avanti molti pretendenti, ma la scelta del pontefice ricadde su Enrico, duca d’ Orléans, figlio di Francesco I di Valois, re di Francia. La giovane donna, allora tredicenne, iniziò immediatamente ad apprendere il francese, che imparò molto in fretta, pur mantenendo sempre il suo marcato accento fiorentino. Il 23 ottobre del 1533 Caterina de’ Medici, ragazzina non di bellissimo aspetto, un po’ goffa e paffuta, arrivò a Marsiglia, dove conobbe i futuri suocero e marito.
Fu presto celebrato uno sfarzoso matrimonio, che se da un lato rese felice il re e Clemente VII, vista la dote promessa dal papa e la vantaggiosa alleanza tra Roma e la Francia, dall’altro non soddisfece né il giovane sposo, che si aspettava una ragazza molto più attraente, né la corte francese, che vista la differente estrazione sociale dei due, considerava la straniera un’arrampicatrice sociale.
A incoraggiare il malcontento tra i cortigiani fu la morte di Clemente VII, cui successe Paolo III, il quale si rifiutò di pagare la dote di Caterina, rendendo il matrimonio ormai inutile per i Valois.
Ciò nonostante, la “ figlia di banchieri” (così la fanciulla era soprannominata a corte) riuscì a farsi benvolere dalla sua nuova famiglia, cui mostrò sempre un sincero affetto. Vi state chiedendo come riuscì Caterina, ormai quasi un peso per la Francia, a entrare nelle grazie del re? Vista la reputazione che per lungo tempo ha accompagnato il suo personaggio, sarebbe istintivo pensare a un presunto utilizzo delle arti magiche. In realtà, la risposta è molto più semplice: era una donna colta, intelligente e fedele, che seppe crearsi un proprio spazio all’interno di una corte straniera.
Nell’agosto del 1536, il primogenito del re, Francesco di Valois, morì improvvisamente, facendo diventare eredi al trono Enrico e Caterina. Non mancarono i pettegolezzi nemmeno in questa occasione: essendo l’avvelenamento considerato un’arte tutta italiana, la futura regina fu accusata di aver avvelenato il cognato per impossessarsi del potere. Il re, però, non diede alcun valore a queste accuse.


Per la futura regina iniziò un periodo non proprio facile: il marito non le prestava le dovute attenzioni, e, non avendo ancora messo al mondo un figlio, Caterina iniziò a temere di essere ripudiata. Nel frattempo, Enrico se la spassava con le varie amanti, e mostrava un forte interesse per quella che divenne la sua favorita: Diana de Poitiers.
La posizione di Caterina a corte divenne sempre più precaria, soprattutto quando il marito ebbe una figlia da un’altra donna, Filippa Duci. Terrorizzata dalla sua presunta sterilità, implorò il re di non ripudiarla, mostrandosi disposta a rinchiudersi in convento per lasciare libero il marito di contrarre un matrimonio più fecondo, ma il re, quasi commosso, si schierò dalla sua parte.
Caterina era disposta a fare qualsiasi cosa pur di dare alla Francia un nuovo erede, e dopo invani tentativi consultò il medico Jean Fernel, che riuscì a trovare una soluzione al problema. Così, nel gennaio del 1544 nacque Francesco II di Valois, futuro delfino di Francia. La coppia ebbe tanti altri figli: Elisabetta, Claudia, Luigi, che morì dopo pochi mesi, il futuro Carlo IX, il futuro Enrico III, Margherita, Francesco e due gemelle, che però morirono dopo pochi giorni, a distanza di poco tempo l’una dall’altra.Nel marzo del 1547 Caterina ed Enrico divennero i nuovi sovrani della Francia, e provvidero a riordinare la corte. Un ruolo di spicco lo ebbe Diana, che ricevette addirittura il titolo di duchessa.
Ma, anche Caterina ebbe le sue rivincite: fece arrivare a corte molti dei suoi amici italiani, tra cui politici, astrologi, medici, ma anche artisti, cuochi, sarti e profumieri. Pare che fu la donna a portare il profumo, che le nobildonne italiane usavano già da tempo, in Francia, poiché infastidita dal cattivo odore che emanava il marito, purtroppo, poco avvezzo alla cura della sua igiene personale. L’acqua di Colonia che noi tutti conosciamo nasce proprio in quel periodo grazie a Caterina: nel 1533 i frati domenicani di Santa Maria Novella crearono appositamente per la futura regina di Francia una fragranza a base di essenze di agrumi, che prese il nome di Acqua della regina. Questa fragranza, dopo esser diventata famosa alla corte francese, fu prodotta a Colonia da un profumiere italiano, che omaggiò la città cambiandone il nome in Acqua di Colonia. Si racconta ,anche, che nella Francia del tempo non fossero in uso le mutande, e che fu proprio la neo-regina a lanciare questa moda. Come ci riuscì? Usò come pretesto il fatto che amava molto cavalcare, ma trovava scomodo farlo senza biancheria intima.
Caterina non era una donna bella, anzi. Ma era molto raffinata e attenta alla cura della sua persona. In un ricettario del 1560 comparve la ricetta della crema che usava per avere mani lisce e morbide: «Haverai mani bellissime et bianche et morbidissime se avrai costanza di usare di questa salutare pomata: prendi due pomi (mele n.d.r.) maturi di qualsivoglia qualità e divideteli in quarti dopo averli nettati della pola e del torsolo. In uno spicchio dei pomi suddetti affonda un chiodo di garofano e metti le mele in bagno in acqua di rose, da comprarsi dalla speziale (erborista n.d.r.) e fa sì che l’acqua di rose copra appena le mele. Lascia in bagno un intero giorno e quindi fai bollire per dieci minuti. Quindi togli i chiodi di garofano schiaccia bene la polpa, unisci un poco di farina di frumento, tanto da farne una pappetta un po’ densa e spandila sulle mani. Lasciarla anche una intera ora e poi risciacquare con acqua tiepida».
Divenne ambasciatrice dei sapori italiani oltralpe, infatti fu proprio lei a introdurre nella cucina francese l’olio d’oliva, i fagioli, le crespelle, i carciofi, la zuppa di cipolle, il fegato farcito e la salsa colla, che prese il nome di bèchamelle. Caterina, dunque, portò a corte tutte le sue ricette, e uno dei suoi chef, il famoso Popelini, creò nel 1540 la pasta per choux (la pasta per bignè) che divenne molto famosa in Francia, e che è giunta fino a noi.
Come una life stylist di altri tempi influenzò i costumi francesi, portando un pezzetto del raffinato Rinascimento italiano a corte. È a lei che la Francia deve l’utilizzo della forchetta, di stoviglie di lusso e di tovaglie ricamate.
La regina italiana nutriva un forte interesse per scienza, arti e letteratura, al punto da istituire una biblioteca che vantava una collezione di manoscritti mai visti prima in Francia; attratta dall’architettura e dal bello, progettò il palazzo delle Tuileries, e una nuova ala del Louvre. Vi starete chiedendo come una donna dai gusti così raffinati possa essere stata accostata alla figura di una strega. Tutto partì dalla morte di Enrico, che addolorò profondamente Caterina, la quale indossò, per tutto il resto della sua vita, abiti completamente neri, nonostante il colore del lutto in quel periodo fosse il bianco.
La sua vita cambiò radicalmente: da estranea alla politica del regno, divenne reggente dei suoi tre figli che succedettero al marito, governando la Francia per trent’anni durante quello che fu il burrascoso periodo delle guerre di religione e delle continue rivalità con la potente Spagna di Filippo II e con Elisabetta I, l’erede al trono d’Inghilterra.
Con macchinazioni politiche e con una grande forza d’animo, disposta a tutto pur di difendere la vita e il potere dei propri figli, lei, regina nascosta (ma nemmeno poi tanto) dietro le figure degli uomini della sua famiglia, riuscì a imporre la propria supremazia. Ebbe spazio soprattutto durante il regno del figlio Carlo, succeduto a Francesco morto prematuramente. In questo periodo si impegnò affinché venisse promulgato l’Editto di Saint-Germain, il quale concedeva la libertà di culto ai protestanti. Tentò, poi, la riappacificazione tra quest’ultimi e i cattolici, che però finì in una tragedia ancor oggi avvolta nel mistero: nella notte tra il 23 e 24 agosto del 1572 si consumò il massacro passato alla storia come la notte di San Bartolomeo, durante la quale morirono migliaia di ugonotti (protestanti francesi) giunti a Parigi per le nozze, simbolo della sperata riconciliazione, di sua figlia Margherita, cattolica, con Enrico III di Navarra, protestante.
Se Caterina fosse responsabile o meno del massacro non possiamo affermarlo con sicurezza; quello che è certo, però, è che questo spiacevole episodio contribuì al diffondersi della leggenda della “regina nera”, che addirittura avrebbe avvelenato il figlio Carlo, per favorire l’ascesa al trono dell’altro figlio, Enrico, che nel frattempo era diventato re della Polonia, e dunque era ormai fuori dal suo controllo. Carlo, dunque, morì lasciando il posto al fratello Enrico, il più intelligente e preparato dei figli di Caterina. Infatti, la donna lasciò molto spazio al ragazzo, pur continuando la sua politica estera, e impegnandosi in prima persona per assicurare la pace e l’armonia alla Francia. Il suo coraggio la portò a lottare impossibili battaglie, che misero in luce la sua ostinazione.
Le arti e la letteratura non fecero altro che alimentare i sospetti verso Caterina: furono molti i pittori che la ritrassero con un’espressione arcigna e inquietante, e Dumas, nel romanzo La regina Margot, scrisse di lei paragonandola a Lucrezia Borgia, sottolineandone la malvagità e la familiarità con i veleni. Fu etichettata come una donna superstiziosa, attratta dalla magia nera, perché ad affiancarla ci fu per molto tempo la figura di Nostradamus, un astrologo, scrittore, farmacista e speziale francese, che divenne il suo fidato consigliere, cui la regina affidò l’elaborazione dell’oroscopo dei figli. Questa leggenda aleggiò intorno alla sua figura fino al giorno della sua morte, avvenuta nel 1558, a Blois, dove le sue spoglie rimasero per ventidue anni, fino al momento in cui furono trasportate nella basilica di Saint-Denis.
Adesso, vi porgo la stessa domanda posta all’inizio di questo racconto: chi era Caterina de’ Medici? A quale storia preferite credere? A quella dell’arrampicatrice sociale, spietata e machiavellica, che pur di avere il potere nelle proprie mani era disposta anche a uccidere, o alla storia della moglie fedele, della mamma chioccia, della donna intelligente capace di governare nell’interesse della nazione, della donna colta, che ha portato pezzi della bella Italia in un paese che le fu tanto ostile? Io voglio pensare che sia stata davvero una sovrana illuminata, portavoce della cultura e del bello; una donna disposta a tutto pur di difendere le sorti dei propri figli e di quello che lei ha sempre sentito il proprio regno. Una donna astuta, ma allo stesso tempo innamorata dell’uomo che il destino le ha messo accanto. Una donna che ha saputo farsi valere nonostante chi le remava contro e nonostante il suo ruolo di semplice regina consorte o regina madre (Caterina non fu mai sovrana assoluta) e che se commise qualche errore lo fece avendo a cuore la pace della Francia.