Il genere Cyperus appartiene alla famiglia delle Cyperaceae ed è un’angiosperma (monocotiledone1) che cresce spontaneamente nelle zone tropicali e subtropicali. È molto diffusa nelle zone temperate della Terra. Originaria dell’India, da noi cresce in maniera spontanea e si riproduce (grazie al rizoma) molto rapidamente soprattutto nelle zone umide come paludi e fiumi.
Nel genere Cyperus ci focalizzeremo sulla specie vegetale Cyperus rotundus comunemente chiamata, in India, Nagar motha; volgarmente chiamata “dente di cavallo” o “zigolo”.
Curiosità: al genere appartengono più di 600 specie e la più conosciuta è il Cyperus papyrus noto come papiro da cui, nell’antico Egitto, si ricavava una fibra che veniva utilizzata per la tessitura dei papiri (principale materiale di supporto alla scrittura per quasi quattro millenni).
• CENNI BOTANICI
Forma biologica: G rhiz – Geofite rizomatose → fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno emette radici e fusti avventizi. Il termine “rotundus” che significa rotondo fa riferimento alla forma dei tuberi più o meno ovoidi.

Il rizoma (foto 1) è un organo di riserva che presenta, al centro, un midollo cavo (fa parte del tessuto parenchimatico di riserva2) che accumula, nei vacuoli (figura 1), sostanze organiche derivanti dal metabolismo della pianta. Tale evoluzione della rizosfera3 permette alla pianta di Cyperus rotundus di superare ogni avversità climatica e di far propagare la propria specie.

Descrizione botanica: piante erbacee (alte 10-40 cm) perenni rizomatose a foglie sottili ed allungate. I fiori, monoclini o diclini, sono disposti in spighette con guaina spesso arrossata (foto 2).

Il C. rotundus è una pianta erbacea molto difficile da combattere in quanto ogni individuo di questa specie è provvisto di un rizoma molto sviluppato lungo il quale si formano numerosi tuberetti subovoidi. Tali strutture permettono la propagazione dell’infestante che, approfondendosi molto nel suolo, ne rende estremamente difficile il controllo da parte dei coltivaltori. Dalla forma biologica abbiamo appreso che l’apparato radicale (rizoma) accumula nutrienti per favorire la vita e la proliferazione della pianta infestante. Questo fattore evolutivo (sono le monocotiledoni tra le più evolute) va a discapito delle piante circostanti che vengono depauperate di importanti nutrienti (presenti nel suolo) utili al loro metabolismo primario e, dunque, al loro accrescimento. L’intervento umano, in buona sostanza, è utilissimo a mantenere un certo equilibrio tra le piante infestanti e quelle circostanti. Estirpare, dal suolo, il rizoma di un’infestante fa bene sia a noi (a fini cosmetici) e sia all’ecologia di un determinato habitat. Quindi, possiamo affermare che, non tutti gl’interventi dell’uomo sono dannosi, ma possono essere attuati nel rispetto dell’ecologia4.
• Nomenclatura e proprietà fitocosmetiche.
Molto usata nella medicina popolare cinese, araba e ayurvedica, la nagar motha ha molteplici nomi: in sanscrito è chiamata “Musta” o “Mustak”, in cinese “Shacao”, in arabo è chiamata “Soad” o “Soadekufi”, in inglese “Nut grass”.
- È importante ricordare che, in commercio, le confezioni di questo prodotto fitocosmetico, riportano l’INCI con la nomenclatura binomiale “Cyperus Rotundus”. Se troviamo scritto anche “root powder” o “root extract” significa semplicemente che la polvere è ricavata dalla radice della pianta. É un complemento dell’inci che si trova, molto spesso, dopo il nome botanico della pianta.
Dalla micronizzazione del rizoma si ricava una polvere ricchissima in tannini5, sostanze antiossidanti e antimicotiche (inibiscono i microrganismi patogeni) in grado di apportare notevoli benefici sia alla pelle del viso che alla chioma. La polvere cosmetica ha un caratteristico color marrone e un profumo molto intenso, il quale, ricorda l’odore del suolo da cui nasce.
Particolare attenzione è da rivolgere ai tannini. Essi hanno un’azione vasocostrittiva6 sui vasi superficiali della cute e una buona azione contro i radicali liberi. Così essi proteggono l’acido ialuronico della pelle dai danni provocati dall’enzima ialuronidasi e dai radicali liberi stessi.
Dovremmo ringraziare il tessuto parenchimatico di riserva che ci permette di usufruire di tali benefici, non trovate? 😛
ALTRE PROPRIETÀ: debolmente detergente, volumizzante, lucidante, rinforzante, condizionante, purificante, riequilibrante, leggermente tintoria (marrone).
• Peculiarità della nagar motha: la proprietà “adattogena”.
La più importante proprietà della nagar motha è quella adattogena.
Cosa vuol dire “adattogena”? Significa che la nagar motha ha la straordinaria peculiarità di ristabilire la condizione fisiologica del cuoio capelluto. Nel caso di un cuoio capelluto “grasso” l’eccessiva attività delle ghiandole sebacee e, relativa produzione di sebo6, verrà inibita.
Al contrario, nel caso di un cuoio capelluto “secco”, la ridotta attività delle ghiandole sebacee verrà stimolata a produrre sebo determinando una minore secchezza della cute.
◘ Come avviene? (teoria)
Vi ricordate i tannini e la loro azione vasocostrittiva? Ebbene, anche loro, potrebbero essere coinvolti nei “meccanismi” della proprietà adattogena. I tannini formano complessi con macromolecole come il collagene: una proteina presente nei tessuti connettivi (pelle, vene ed arterie). Ciò è possibile grazie a legami idrogeno che si stabiliscono tra i gruppi fenolici del tannino e i gruppi peptidici del collagene. Tale complesso permette l’azione vasocostrittiva, ovvero, la contrazione della muscolatura liscia delle pareti superficiali dei vasi sanguigni.

La contrazione coinvolge anche la ghiandola sebacea che dovrebbe ricevere una stimolazione (di inibizione o di attivazione del sebo) per riequilibrare la fisiologia del cuoio capelluto (che sia “secco” o “grasso”). Questa è una mia teoria basata su concetti di citologia e istologia animale, ma c’è molto da approfondire al riguardo! Ho volutamente scritto questa mia “teoria” per farvi incuriosire sul perché delle cose!
Poniamoci questa domanda: come fa una porzione (rizoma) di una pianta a riequilibrare il cuoio capelluto? Il punto di partenza, da cui possiamo indagare, è da ricercare nei nutrienti contenuti nel tessuto parenchimatico di riserva! Mi farebbe piacere leggere dei commenti, sotto questo articolo, che approfondiscano le informazioni di base che ho suggerito!
Tornando a noi!!!
Generalmente le polveri ayurvediche svolgono una funzione seboregolatrice (in grado di ridurre l’eccesso di produzione di sebo), ma l’unica che riesce ad intervenire, qualora si verifichi l’eventualità opposta, è la nagar motha! Insomma, è un’erba ayurvedica adatta a tutti i tipi di capelli che merita di essere conosciuta ed apprezzata per i suoi molteplici benefici!
◘ Come si prepara?
La nagar motha si prepara come tutte le erbe ayurvediche: acqua calda (o infuso a piacere o gel caldo, come quello ai semi di lino), utensili in ceramica o legno. Per rendere chiaro il metodo di preparazione, ho deciso di utilizzare la polvere fitocosmetica (foto 3) dell’azienda sarda “Le Erbe di Janas”.

Basta poca polvere, meglio se setacciata, poiché troverete, inevitabilmente, alcuni residui. Successivamente, andremo ad aggiungere l’acqua calda (non bollente) poco alla volta in modo da farla assorbire bene prima di procedere ad ulteriori aggiunte. Continuiamo a mescolare bene per scongiurare eventuali grumi. Il risultato dovrà essere una pastella né troppo liquida e né troppo cremosa! L’odore è molto “speziato” e potrebbe non piacere. Facendo qualche mix, con altre erbe ayurvediche, risolveremo questa problematica, qualora vi fosse 😛
Come per tutte le erbe, non tutti i produttori e i relativi marchi che rivendono la nagar motha, avranno la stessa consistenza e riuscita. Micronizzare un apparato radicale, come il rizoma, non è affar così semplice. Vi sono parti come radici, tuberi e fusti che risultano molto difficili da micronizzare in una polvere finissima! Vi posso assicurare che la nagar di Janas è una delle migliori in commercio e quei piccolissimi residui, seppur non setacciati, non daranno alcun problema alla stesura dell’impacco sulla chioma. Sono residui impalpabili (vedi foto) che ricordano la peluria di un fiore.
◘ Modalità d’uso
• Per il viso

Una volta preparata la pastella, con macerazione di 20 minuti, (foto 4) applichiamo su viso pulito, la maschera a base di nagar motha (o eventuali altre erbe). Abbiate cura di stenderla bene e di evitare il contorno occhi. La maschera dovrà essere necessariamente (quando tenderà a seccare) idratata con acqua o idrolato (a piacere). Questo passaggio è fondamentale perché, durante il tempo di posa, la maschera, non deve seccarsi in viso. Qualora la maschera si secchi in volto, si otterrà un risultato del tutto opposto a quanto descritto fin ora.
Il tempo di posa è generalmente di 15 minuti, ma ogni produttore propone un consiglio sulle modalità d’uso e tempi di posa. Leggete sempre i consigli riportati in etichetta e, fate le vostre conclusioni con logica.
Questo trattamento ayurvedico purifica il viso dalle imperfezioni, rendendo la pelle più liscia e compatta, attenuando le macchie e illuminando l’incarnato. Essa è ottima sia per la pelle secca e sia per la pelle grassa (proprietà adattogena).
Consiglio: è possibile aggiungere, alla maschera, della polvere di neem per ottenere dei benefici ancor più straordinari.
• Per i capelli
Se applicata sui capelli, oltre alla proprietà adattogena, riesce a riflessarli blandamente di castano. Per le chiome chiare non c’è nulla da temere perché una piccola quantità di nagar non vi farà diventare castane. La nagar è un ottimo “riflessante” da utilizzare nei mix tintori per ottenere delle nuances castano/nocciola. Ad ogni modo, in piccole quantità (un cucchiaio scarso), non dovreste notare alcun cambiamento del colore dei capelli. Per sicurezza vi esorto, sempre, a fare una prova su una piccola porzione di capelli (magari una ciocca da, eventualmente, nascondere).
Dopo la preparazione della pastella, far macerare per 20 minuti. Applicare il composto con massaggi circolari sulla cute (vi consiglio a capelli umidi) e lasciare in posa per 20/50 minuti (come da indicazioni di Janas).
Consiglio: è possibile fare un mix detergente e seboregolatore con shikakai oppure aritha. Tale lavaggio alternativo non dovrà avere tempi di posa molto lunghi, ma il tempo necessario di detergere la chioma come se fosse un classico shampoo.
◘ Se vogliamo un mix curativo possiamo prendere in considerazione una miscela tra nagar motha, neem, cassia e methi precedentemente idratato. Da tenere almeno un’oretta in posa!
FONTI:
- Le più importanti famiglie delle spermatophyta (M.Ricciardi – G.Grazia Aprile). Appunti per i corsi di Botanica Sistematica per gli studenti della Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli Federico II
- Acta Plantarum – Cyperus rotundus
Note.
-
Le Monocotiledoni si distinguono dalle Dicotiledoni e insieme a queste formano un gruppo ancora più vasto: le Angiosperme, vale a dire tutte le piante che producono i fiori.
-
Negli organismi vegetali il termine parenchima, o tessuto parenchimatico, indica una serie di tessuti di riempimento, molto attivi dal punto di vista metabolico, dotati di ampi spazi intercellulari.
-
La rizosfera (dal greco rhìzo = radice; sphàira = sfera) è la porzione di suolo che circonda le radici delle piante, da cui assorbono i nutrienti essenziali e l’acqua.
-
Ecologia: scienza che ha per oggetto lo studio delle funzioni di relazione tra l’uomo, gli organismi vegetali e animali, microrganismi (del suolo e presenti nell’aria) e l’ambiente in cui vivono.
-
I tannini sono composti polifenolici presenti prevalentemente nell’apparato radicale di alcune specie vegetali. Sono sostanze antiossidanti.
-
Il sebo umano, come è sintetizzato nella ghiandola, è tipicamente composto da squalene (15%), esteri cerosi (25%), esteri del colesterolo (2%), gliceridi (57%) e colesterolo (1%) – E.Camera,M.Ludovici,M.Galante,L.Sinagra,M.Picardo: Comprehensive analysis of the major lipid classes in sebum by rapid resolution-high performance liquid chromatography and electrospray mass spectrometry.