Madame de Pompadour

A cura di Yasmin Hadjeres

Quando si pensa al XVIII secolo, il nome di Maria Antonietta è quello che viene subito a mente come personalità femminile di spicco. Per tanto in realtà, la vera donna più potente del secolo dei lumi non appartiene alla categoria delle regine, ma a quella che tira le fila nascoste all’interno di una corte: le favorite. Jeanne Antoinette Poisson, marchesa di Pompadour, detta Reinette o Madame de Pompadour, è la favorita più famosa della storia, ed il suo operato non ha nulla da invidare al più scaltro dei politici, come vedremo.

Jeanne Antoinette Poisson nacque a Parigi il 29 dicembre 1721, figlia di François Poisson, nata dal suo secondo matrimonio con Louise Madeleine de la Motte. In realtà, la sua vita è un intrigo dal primo momento dato che da subito è incerta la paternità della piccola Jeanne: la madre Louise infatti, benché sposata, era diventata l’amante di molti uomini del governo mentre il marito era via per affari, come il ministro della Guerra o l’intendente generale delle imposte Charles-François Paul le Normant de Tournehem, al quale è probabile ricondurre la paternità di Jeanne, il quale si prenderà cura di lei economicamente anche anni dopo. Purtroppo la situazione familiare rimane instabile in quanto un esame del bilancio rivela che Poisson si era impossessato ai danni dello stato di oltre 200,000 livre: allontanato e condannato a morte, si rifugerà ad Amburgo, ma Louise si separerà da lui, mandando Jeanne ad istruirsi nel convento delle Orsoline di Poissy. In seguito, grazie al sostegno del suo “secondo padre” Tournehem, riceve un’educazione ancora più completa, in particolar modo incentrata sull’arte: recitazione, musica, canto, disegno, dizione; tutte qualità che erano necessarie ad una giovane aristocratica dell’epoca per essere introdotta in società e nei salotti, che infatti Jeanne inizia a frequentare con la madre, attirando le prime attenzioni.

Nel 1741, le Tournehem combina per lei un vantaggioso matrimonio con il nipote Charles Guillaume le Normant d’Étiolles, un uomo d’affari molto ricco, dal quale avrà una sola figlia, Alexandrine.
Jeanne frequenta quindi i migliori salotti di Francia, accompagnandosi ai più prestigiosi intellettuali dell’epoca come Voltaire e Montesquieu, ed a tutta l’aristocrazia di corte, dedicandosi ad allestire recite e spettacoli nei teatri di società, per le persone più illustri. Ma è ancora poco ricambiata di visite al castello di Étiolles, forse per le sue origini dubbie.
Tutto questo sta per cambiare: nel 1744 muore l’amante di Luigi XV, Madame de Châteauroux, e rapidamente a corte il Barone de Marchais, cugino degli Étiolle, decanta le lodi di Jeanne, che verrà quindi subito invitata a Versailles in occasione del matrimonio del figlio del Re, Luigi Ferdinando di Borbone, mentre il marito viene mandato via per affari.
Nel febbraio 1745 viene quindi celebrato il matrimonio, con settimane di festeggiamenti a corte, durante le quali il Re ha modo di conoscere e corteggiare Jeanne, con esito positivo dato che andranno a trascorrere una notte insieme al castello di Étiolles già in quel periodo. Per fine aprile, Charles-Guillaume ritorna dai suoi affari per scoprire che la moglie si era trasferita con tutti i suoi beni a Versailles, che nel frattempo ha fatto anche richiesta di separazione ufficiale, e riceverà da lì a poco in dono dal re il castello di Arnac-Pompadour, con l’annesso titolo di Marchesa di Pompadour.

La sua presentazione a Corte, il 14 settembre, segnerà l’inizio del suo regno da favorita: il diritto di presenziare a pranzi e balli reali, ma sopratutto la costante e permanente influenza sul Re e su molte delle sue decisioni.
La prima di tante, fu l’assegnazione della carica di direttore degli Edifici Reali a Tournehem, con il diritto di trasmissione della carica al fratello di Jeanne, Abel Poisson.
Anche l’influenzare le unioni matrimoniali fa parte del potere di una favorita: uno tra tanti quello fra il delfino, rimasto già vedovo e Maria Giuseppina di Sassonia, che sarà la madre di tre successivi Re: Luigi XVI, Luigi XVIII e Carlo X. Per l’aver favorito questa unione, così come per tutte le altre persone che beneficeranno del suo potere, la Pompadour sarà creditrice di favori, attenzioni, cortesie, e sopratutto sostegno, elemento fondamentale per la longevità di una favorita, in quanto per la natura stessa della figura, avrà sempre un partito contrario, del quale come spesso succede, fanno parte la Regina e i figli del Re. Il compito è assicurarsi sempre che questa cerchia rimanga la più ristretta possibile.

Educata all’arte, Madame de Pompadour ne fu grande promotrice anche a Versailles: fondò con il permesso del Re una compagnia teatrale di palazzo, della quale facevano parte svariati cortigiani e lei stessa, diretta dal protettore di Voltaire, il duca de la Vallière. Duchi e conti si dilettarono in danza, recitazione, portando in scena con un’orchestra, per il Re e la corte, opere di Molière, La Chaussée, Dufresny, ma anche dello stesso Voltaire. Era un privilegio per gli scrittori essere scelti per le rappresentazioni della Pompadour, che però esacerbò le già esistenti rivalità di quel mondo talvolta, dimostrando di favorirne uno rispetto all’altro, o non escludendo nessuno, come nel caso di Voltaire, che si offese vedendosi sfavorito a Crébillon, e partii in Prussia ad offrire i suoi servigi alla corte di Federico II.
Anche se ad ogni dato momento riaffioravano i detrattori della Pompadour, che la attaccavano con libelli chiamati, dal suo cognome, “poissonades”, che secondo questi era la causa di ogni fallimento, come la pace di Aquisgrana dopo la guerra di successione austriaca, o del cattivo andamento della politica interna, il potere della favorita in realtà si accresceva: riuscì a riabilitare tutta la sua famiglia, riammettendo suo padre in Francia a cui venne concesso un marchesato, curò l’educazione successione del fratello Abel ma anche della figlia Alexandrina, per la quale già prospettava un matrimonio prestigioso.
Riuscì a sottrarre alle figlie del Re un appartamento al piano terra di Versailles, oltre al castello di Meudon che aveva appena ottenuto, comunicante con quello reale mediante una scala a chiocciola, che le consentì di aumentare le attenzioni nei confronti del Re, sul quale aveva ormai completa influenza.

La vera chiave del “regno” della Marchesa di Pompadour, risiedeva nella transizione che lei seppe gestire con grande maestria: quella da amante ad amica e consigliera più fidata. Lei stessa sapeva dall’inizio che non sarebbe rimasta nelle vesti di amante a lungo, ma accrescere il suo potere, e diventare indispensabile come consigliere politico, le avrebbe garantito un posto di diritto.
Regina de facto ed interlocutrice privilegiata, Jeanne trattava ormai con ambasciatori, come nel caso dell’iniziativa diplomatica dell’Austria volta al riavvicinamento con la Francia contro l’influenza prussiana di Federico II. A conclusione delle trattative, venne firmato il trattato di Versailles nel 1756.
Anche se il rovesciamento delle alleanze portò a perdite importanti per la monarchia come la perdita di colonie quali il Canada, di fattò l’unione con il Sacro Romano Impero, suggellatasi successivamente con il matrimonio di Luigi Augusto e Maria Antonietta d’Austria, altra unione favorita dalla Pompadour, cambiò tutta la seconda metà del secolo, e fu alla base di ulteriori concatenazioni successive, come ben sappiamo.
Ironicamente, se da un lato operando con e per il Re, la Marchesa di Pompadour faceva gli interessi della Corona, dall’altro con il suo mecenatesimo nei confronti degli illuministi fu promotrice delle stesse idee che contribuirono a demolirla, come testimonia il sostegno alla pubblicazione dell’Encyclopédie.
Morì a Versailles di edema polmonare a 42 anni il 15 Aprile 1764, cosa davvero insolita in quanto era proibito ai cortigiani di morire nel luogo in cui risiedeva il Re. Un privilegio unico, che rispecchia anche in quest’ultima occasione, la sua importanza.

   

Non si può affrontare un’analisi della figura della Marchesa, senza riferirsi alla sua importanza in quanto influenza estetica trasversale sia dell’epoca che del presente; nel 2002 ancora, Donatella Versace si ispirava a lei per la sua sfilata primavera/estate: dalla moda, alla bellezza fino all’arredamento, Jeanne -Antoinette Poisson era un’icona di stile mondiale, sul cui modello Maria Antonietta si è poi formata.
Madrina di quello che verrà definito il Rococo, o prima fase del Rococo, lo stile della Marchesa impone profondi cambiamenti nella moda: le increspature sulle spalle degli abiti watteau si appiattiscono, diventando quasi come un mantello su una manica che finisce a tre quarti sotto al gomito, aderenti e con giri di trine in forma en pagode o sabot,  mentre il panier, ossia la struttura dell’abito, si allarga, allargandosi ulteriormente a seconda dell’importanza dell’occasione.
La novità viene presentata dalla cosiddetta robe volante: tessuti più ampi a fluttuanti da portare direttamente sciolti sul panier, adattandosi alle sue forme: si poteva portare chiuso fino alla vita, allacciato, o tutto aperto. La variante Pompadour della robe volante, era composta da un corsetto molto stretto per far contrastare la vita esile con l’ampiezza esagerata dei fianchi, sul quale si sovrapponevano due gonne.
Le scarpe durante il regno di Luigi XV avevano come tratto distintivo la fibbia sul davanti ed il tacco molto alto, che la Marchesa fece assottigliare ed allungare: possiamo considerarlo l’antenato dell’odierno tacco a spillo.
I colori erano rigorosamente pastello, i suoi preferiti, associati a fiocchi, fiori e leggere righe verticali: tutti elementi che si andranno ad accentuare pesantemente nel tardo Rococo.

Ma c’è un colore su tutti, leggendario, inventato per lei e passato alla storia con il suo nome: il rosa Pompadour. Inventato da Philippe Xrhouet nel 1757 per lei, pittore presso la manifattura di porcellana di Sèvres, oggi la più rinomata in Francia e nel mondo, che lei aveva contribuito a fondare con il suo mecenatesimo e che supervisionava personalmente, il rosa Pompadour è un colore rosa freddo e fresco, con base lilla. Viene incoraggiata la produzione di porcellana di questo colore o con disegni rosa pompadour, ma ben presto diventa il colore più in voga per qualsiasi cosa: arredamento, abbigliamento… Tutte le giovani ragazze hanno qualcosa in rosa pompadour, e da qui nasce per altro la tendenza a favorire il rosa per le bambine culturalmente.

Pompadour diventa quindi un aggettivo a tutti gli effetti: da lei prende anche il nome della famosa pettinatura Pompadour, che voleva i capelli rialzati e cotonati verso l’alto, fissati e posti con boccoli sul retro. Nel tardo Rococo le parrucche vorranno le pettinature sempre più alte e con decorazioni al limite del ridicolo, ma è la Pompadour che influenzerà lo stile dei secoli successivi: il concetto viene ripreso dalla Gibson Girl agli inizi del ‘900, dalle  donne negli anni ’40 ma sopratutto dai rockabilly e da icone come Elvis Presley o James Dean fino ad oggi con Amy Winehouse.

Si dice che la Marchesa avesse una ricetta segreta per mantenere i suoi capelli nutriti e splendenti, come li vediamo nei ritratti: midollo di bue, grasso di vitello, olio di nocciolo, vaniglia e balsamo del Perù scaldati a bagnomaria filtrati con l’aggiunta di essenza di rosa per l’odore.
Secondo il medico e naturalista francese Pierre-Joseph Buc’hoz, era una grande estimatrice dell’Acqua d’angelo, che la aiutava a sedurre il Re, ottenuta mescolando e distillando a bagnomaria benziono e storace triturati, cannella, chiodi di garofano, calamo, e muschio.

Per quanto concerne il trucco invece, è sempre lei che contribuì a diffondere l’ossessione nella moda francese del “rouge” come testimonia il ritratto di François Boucher: doveva essere applicato in grandi quantità fin sotto gli occhi per far risaltare il bianco degli occhi. Era l’ultimo tocco dopo aver applicato la biacca ed incipriato viso e capelli.
La Marchesa amava talmente il suo rouge che lo applicò anche appena dopo aver ricevuto l’estrema unzione, determinata a passare anche all’altro mondo perfettamente imbellettata.
Non potevano mancare di certo i finti nei, o “mouches” che come i ventagli, erano un vero e proprio linguaggio segreto: sotto l’arcata sopraccigliare o vicino all’occhio è appassionato, ladro maschera un brufolo, sulla punta del naso significa sfrontatezza , sulla guancia galante, all’angolo della bocca è tirabaci, sul mento discrezione.  Esistevano di tantissime forme: rotondi, a stella, a mezzaluna, a fiore… Come lei, ogni donna poteva soddisfare il proprio gusto.

Come abbiamo visto quindi, la Marchesa di Pompadour, da origini non nobili, ha saputo imporsi, con grazia, educazione, bellezza ed intelletto, in una delle, se non la corte più importante del mondo, e condizionando equilibri di governo, economia, cultura e società nel suo tempo ed in quelli a venire.

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