A cura di Francesca Guarducci
Forse non è un caso che questo articolo venga pubblicato proprio il giorno successivo alla festa della Liberazione dal regime fascista, che si celebra in Italia il 25 Aprile, e la strana, ma bellissima coincidenza è che quando ho proposto di scrivere di questa donna, non sapevo ancora la data di pubblicazione.
La protagonista di oggi è Anna Magnani, che in una delle sue più celebri interpretazioni del film “Roma, città aperta” di Roberto Rossellini, impersona Sora Pina, promessa sposa di un militante della Resistenza, che cade sotto le fucilate dei nazisti mentre rincorre il camion su cui è stato appena rinchiuso il suo futuro sposo.
Anna nasce il 7 marzo 1908 a Roma da una sarta (Marina Magnani), originaria di Ravenna. Dopo la nascita la madre affida Anna alle cure della nonna. Anna non conoscerà mai il suo padre naturale. Viene praticamente abbandonata dalla madre che, trasferitasi ad Alessandria d’Egitto, conosce e sposa un facoltoso austriaco, lasciandola alle cure della nonna ravennate, che la alleva in casa con cinque zie Dora, Maria, Rina, Olga e Italia. L’unica presenza maschile è quella dello zio Romano, che le fa da padre.
Dopo aver intrapreso gli studi di musica, che porta avanti fino alla seconda liceo, Anna decide di interromperli momentaneamente per raggiungere la madre ad Alessandria d’Egitto, ma ben presto Anna decide di far ritorno a Roma, con la cocente e deludente consapevolezza di non essere stata mai pienamente amata dalla madre naturale.
Una volta rientrata a Roma, Anna inizia la strada che darà la svolta alla sua vita, che la porterà ad essere incoronata una delle migliori attrici italiane ed internazionali ed icona incontrastata del cinema neorealistisco nostrano, tanto che la sua bravura arriverà oltreoceano facendole vincere un Oscar. Decide, quindi, di interrompere definitivamente gli studi di musica e dedicarsi alla recitazione.
Nel gennaio del 1927 inizia a frequentare la Scuola di Arte Drammatica Eleonora Duse, trasformatasi nel 1935 in Accademia Nazionale d’Arte Drammatica.
Nel 1932 Anna lavora nella compagnia di Antonio Gandusio, il quale apprezza a tal punto le sue qualità da spingerla a tentare anche la strada del cinema. Comincia poi a lavorare in una fortunatissima serie di spettacoli al fianco di Totò.
Il teatro rimarrà sempre un grande amore della Magnani, affiancato da quello per il cinema.
Al cinema debutta nel 1934 in “La cieca di Sorrento”. Si innamora del regista Goffredo Alessandrini, che sposa il 3 ottobre 1935, da cui si separa circa 5 anni dopo, arrivando al divorzio nel 1950. Dopo svariate parti secondarie, in cui interpreta il ruolo di cameriera o cantante, nel 1941 Vittorio De Sica le offre la possibilità di interpretare un personaggio di spicco nel film “Teresa Venerdì”.
Il 23 ottobre 1942 dà alla luce il suo unico figlio, Luca, frutto della relazione con l’attore Massimo Serato, più giovane di otto anni, il quale la abbandona non appena lei rimane incinta; l’attrice riuscì ad imporre il proprio cognome al figlio, proprio come la madre Marina fece con lei.
Nel 1945 raggiunge l’apice conseguendo fama mondiale per l’interpretazione in “Roma, città aperta” di Roberto Rossellini, con cui instaura una relazione sentimentale. L’interpretazione di Sora Pina nel film manifesto del Neorealismo cinematografico le varrà il primo Nastro d’Argento.
Nel 1947 vince il suo secondo Nastro d’Argento e il premio per la miglior attrice alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia per il film “L’onorevole Angelina” diretto da Luigi Zampa.
Nel 1948 interpreta il suo ultimo film con Roberto Rossellini, prima della rottura della loro relazione: “L’amore”, diviso in due atti. Ironia della sorte vuole che il primo sia stato pensato come un lungo monologo al telefono di una donna abbandonata dal compagno; il secondo è la storia di una popolana che si accompagna ad un giovane pastore (interpretato da Federico Fellini) credendolo San Giuseppe: per lei è il terzo Nastro d’Argento.
Nel 1949 gira “Vulcano”, nell’isola vicina a quella dove Rossellini sta girando “Stromboli terra di Dio” con la sua nuova compagna Ingrid Bergman. Le riprese dei due film sono ricordate dalla storia del cinema come la guerra dei vulcani. Nel 1951 vince il suo quarto Nastro d’Argento. Il quinto e ultimo Nastro d’Argento le sarà conferito per il film “Suor Letizia – Il più grande amore”.
Correva l’anno 1956, 21 marzo. Anna Magnani vince il premio Oscar come migliore attrice protagonista per “La rosa tatuata” di Daniel Mann, con Burt Lancaster. Fu la prima e tutt’ora l’unica attrice italiana ad aver ricevuto la statuetta più ambita nel mondo del cinema per l’interpretazione in un film americano. Quella sera non partecipò alla cerimonia della premiazione, rimase infatti a Roma ad accudire Luca, il figlio malato. Erano le 5.30 del mattino quando la chiamarono al telefono per darle la notizia. Per lo stesso ruolo, vincerà anche un BAFTA quale attrice internazionale dell’anno e il Golden Globe per la migliore attrice in un film drammatico.
Nel 1958 le viene conferito il prestigioso riconoscimento come miglior attrice al Festival di Berlino per il film “Selvaggio è il vento”. Per lo stesso ruolo vince il David di Donatello e viene nominata la seconda volta come miglior attrice agli Oscar. Nel 1959 vince il suo secondo David di Donatello per il film “Nella città l’inferno”. Nel 1960 recita accanto all’amico Marlon Brando e con Joanne Woodward nel film “Pelle di serpente” diretto da Sidney Lumet. Nel 1962 è la protagonista di “Mamma Roma” di Pier Paolo Pasolini. Nel 1971 inizia a lavorare in televisione, fino a quel momento guardata con sospetta dalla Magnani, recitando in una mini-serie di tre film intitolato “Tre donne”.
É datata 1972 la sua ultima apparizione cinematografica, nel cameo fortemente voluto da Federico Fellini per il suo film “Roma”.
La sequenza è indimenticabile, Anna si avvia verso il portone del suo palazzo mentre Fellini fuori campo racconta:
Fellini: “Questa signora che rientra a casa, costeggiando il muro dell’antico palazzetto patrizio, è un’attrice romana, Anna Magnani, che potrebbe essere anche un po’ il simbolo della città”.
Magnani: “Che so’ io?”
F.: “Una Roma vista lupa e vestale, aristocratica e stracciona, tetra, buffonesca, potrei continuare fino a domattina”.
M.: “A Federì, va a dormire va’”.
F.: “Posso farti una domanda?”
M.:“No, non me fido. Ciao! Buonanotte!”
E’ l’ultima apparizione di Nannarella al grande pubblico, l’anno successivo si spegne a Roma all’età di 65 anni.
Dei segreti di bellezza di Anna se ne sa ben poco. Genuina, schietta, aristocratica e stracciona, altezzosa e plebea, metteva in scena, nella vita come nella recitazione questa sua genuinità che la contraddistinse per tutta la vita. Non si sa molto neanche del makeup di Anna Magnani, ma dalle foto si può notare che il trucco che indossava rispecchiava l’epoca che viveva e la circostanza in cui si trovava. Influenzata dalle epoche vissute, nei trucchi di scena e nelle apparizioni pubbliche si avvicinava molto all’ideale dell’immagine femminile dell’epoca, ma senza mai rinunciare alla sua vera natura; i suoi capelli mai del tutto a posto o pettinati alla borghese, lo sguardo intenso, sottolineato da un kajal nero, un po’ strapazzato parlano per lei e continuano a farlo.
Dagli anni ’50 a seguire, il suo truccatore fu Alberto De Rossi, il quale era uno dei primi truccatori italiani apprezzati nel cinema internazionale, nonché il truccatore italiano di Audrey Hepburn e Liz Taylor.
Celebre la frase che Anna stessa pronunciò rivolgendosi a lui:
“Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele venire“.
Fonti:
Wikipedia
www.tnytimes.com
www.treccani.it
www.romasegreta.it
www.corriere.it