A cura di Franceska Fanny Marino
Quest’oggi vorrei parlarvi di un personaggio che io e la nostra Boss amiamo particolarmente, nonostante avessi già un pezzo pronto per voi ho deciso di raccontarvi la sua storia proprio perché io e Rossella eravamo veramente molto molto curiose.
Parto dal presupposto che le fonti utilizzate raccontano tutte le stesse particolarità ma vorrei dare un tono più personale e rispettoso per una interprete forse troppo sottovalutata, soprattutto da se stessa.
Il suo nome di battesimo è Rosemarie Magdalena Albach-Retty, figlia di Madga Schneider e Wolf Albach-Retty, entrambi attori. Per noi comuni mortali la bellissima attrice di cui stiamo parlando è la nota Romy Schneider. Nasce a Vienna il 23 Settembre del 1938, poco dopo l’annessione dell’Austria alla Germania Nazista. Il padre, fermissimo sostenitore del nazional socialismo spinse la moglie a interpretare svariati ruoli nelle propagande politiche del Terzo Reich. Alcuni anni dopo abbandonò la famiglia e si risposò. Romy e suo fratello, scossi dalla fulminea separazione si legano fortemente alla madre. L’attrice infatti, diventò di lei quasi succube.
La giovanissima Rosemarie fu mandata in collegio, un istituto distante appena 25 km da casa sua; nonostante la vicinanza i suoi genitori non andarono mai a trovarla. E penso che a prescindere dall’età per un figlio questo sia sintomo di malessere ed insicurezza.
Tornata a casa esprime la volontà di voler continuare gli studi e le tecniche in ambito pittorico a seguito della sua smisurata passione acquisita negli anni di collegio. Ma la madre, inquadrata la sua presenza scenica la invoglia invece ad intraprendere la carriera cinematografica. Ad appena 15 anni appare nella drammatica pellicola del 1953, Fiori di lillà, di Hans Deppe. L’anno successivo si vede interprete di un altro personaggio giovane e pieno di vita: la regina Vittoria nell’omonimo film di Ernst Marischka.
Nella proiezione dei titoli appare ora il nome di Romy Schneider, pseudonimo che deciderà di utilizzare per tutta la sua carriera, proprio in onore della madre.
Alcuni anni dopo la ritroviamo nella pellicola “Eva. Confidenze di una minorenne”, anche questo ruolo suggeritole dalla madre.
Ma tutti noi la conosciamo e ricordiamo soprattutto per l’interpretazione di Elisabetta di Baviera, nella celeberrima trilogia di “Sissi”, che la tiene impegnata dal 1955 al 1957. Ma, ahimè, il cinema falsifica la vita della giovane imperatrice, e quella della nostra amata Romy.
Ai nostri occhi appaiono felici, innamorate, piene di gioia di vivere. In verità le due donne hanno in comune un infausto destino: Elisabetta era avversa alle regole e si sentiva imprigionata in un matrimonio indesiderato, costretta a fingere ed osservare le abitudini di corte.
Allo stesso modo Romy si sente in trappola, bloccata in una vita e una realtà che non le appartengono: sognava di fare la pittrice e aveva un grande talento, era legata a sua madre ma in alcune interviste di svariati anni dopo ottenute in età adulta, dichiarava di averla più volte odiata per le costrizioni a cui era stata sottoposta. Madga in effetti le era perennemente accanto, sia nel momento della scelta dei ruoli che sul set stesso: spesso la vediamo insieme alla giovane Romy nei ruoli più disparati.
Ormai rassegnata ed insicura Romy tenta di riscattarsi, comincia a collaborare con registi stranieri, recitando in francese e inglese. Verrà sempre apprezzata nei suoi ruoli ma non riuscirà mai ad allontanarsi dal personaggio che la rese famosa: per tutti rimarrà la giovane duchessa bavarese.
La sua carriera più che ventennale la scopre icona di bellezza ed eleganza, in ogni suoi film infatti la sua grazia matura, migliora, si trasforma rendendola sempre unica ed indimenticabile.
Si racconta che per il primo anno di riprese della trilogia sulla duchessa, la madre la convinse a seguire alcuni step della – presunta – beauty routine dell’imperatrice: per alcuni mesi la sua alimentazione si basò solo su uova, carne cruda, latte e pochissimo sale, non proprio quella che si definisce una dieta salutare! I suoi capelli venivano spazzolati più volte al giorno per renderli lucidi e fluenti ed ogni sera un bagno nel latte d’asina l’aiutava a mantenere la pelle morbida, giovane e bianchissima.
Nella maggior parte delle scene Sissi si trova a corte e la cosa che più risalta agli occhi sono senza ombra di dubbio le sontuose e complicatissime acconciature che venivano realizzate sui capelli (assolutamente naturali) dell’attrice dopo svariate ore.
Il trucco è leggero e tenue, quasi impercettibile, come a voler rimarcare la semplicità e la naturale eleganza del suo viso. I rossetti dalle gradazioni delicate donavano al viso maggiore luminosità e rimarcano la linea perfetta e sottile delle sue labbra.
Alcuni abiti venivano cuciti direttamente addosso all’attrice così da poter mettere ancora più in risalto la sua silhouette.
Sugli scenari dell’epoca compare il fondotinta (pressato o liquido) ma Romy non ha bisogno di queste basi… un velo di cipria è tutto ciò che le serve.
Diversa è invece la faccenda negli anni 60, in cui il trucco rende il viso più marcato, quasi magnetico. E’ l’epoca dell’ombretto e delle spesse linee di matita che delineano ad allungano il taglio degli occhi. Romy appare ora più donna, non più semplice e modesta, ma affascinante e misteriosa. Il taglio di capelli la rende sbarazzina, intrigante. In moltissime foto dell’epoca il mascara allunga le sua ciglia donando profondità ed intensità a quello sguardo seducente, tipico di una donna che ha il mondo ai suoi piedi e ne è ben consapevole.
Gli anni 70 sono considerati quelli della stravaganza e dell’eccesso: la pelle è olivastra, quasi abbronzata; gli ombretti e i rossetti sono forti, mirati a sconvolgere e rimanere impressi non solo sulle pellicole, ma anche nelle menti degli spettatori. Prendono il sopravvento le ciglia finte e il mascara diventa l’amico inseparabile di ogni donna, di ogni attrice, di ogni icona di bellezza.
Collabora con registi di alto spessore e di immensa bravura, la vedremo infatti comparire in pellicole come:
• L’amante pura – di Pierre Gaspar-Huit 1958
• Il Processo – di Orson Welles 1962
• Il Cardinale – di Otto Preminger 1963
• La piscina – di Jacques Deroy 1968
• La califfa – di Alberto Bevilacqua 1970
• Ludwig – di Luchino Visconti 1973 nel quale interpreta una ormai matura Elisabetta di Baviera.
• La morte in diretta (film meraviglioso) – di Bertrand Tavernier.
• Fantasma d’amore – di Dino Risi 1981.
Durante il film con Visconti la sua fragilità emotiva viene fuori, si dice che Luchino la stuzzicasse e correggesse per qualsiasi inezia e lei, non riuscendo a reagire, diventava ancora più insicura sul set, costringendo il regista a lavorare in più riprese.
Sul set di uno dei suoi film conobbe il suo più grande amore: Alain Delon. I due erano molto legati e la loro relazione andò avanti fino al 1964, vivendo e lavorando insieme a Parigi.
Bellissima e dagli occhi malinconici, la Schneider ebbe due figli, da due matrimoni differenti: il primogenito David nacque dall’unione con l’attore Harry Meyen; Sarah invece con il giornalista franco-italiano Daniel Biasini.
Nonostante la gioia di diventare madre, Romy conosce ben presto il dolore: suo marito Harry Meyen viene trovato impiccato con la sua stessa sciarpa nella sua casa ad Amburgo.
Perde poco dopo anche suo figlio David, il ragazzo appena 14enne si trafigge con uno spuntone del cancello davanti casa dei nonni mentre cercava di scavalcarlo.
La triste e già fragile Romy cade in depressione e si rifugia nell’alcool e nelle cure mediche poco soddisfacenti.
In preda all’alcolismo e dopo l’asportazione di un rene a causa di un tumore si allontana dal mondo facendo credere di essersi tolta la vita. Romy Schneider fu trovata morta al n° 11 di rue barbet de jouy, nella casa che condivideva con il produttore Laurent Petin, il 29 Maggio 1982.
L’autopsia alcuni giorni dopo confermò che la 44enne morì in seguito ad un arresto cardiaco.
La sua storia è triste ed intensa…segnata da sogni infranti e da indicibili dolori che in appena 40 anni sono forse troppi da affrontare. Indubbiamente avremmo voluto continuare ad ammirarla sullo schermo, condividendo con lei le gioie e le avventure interpretate. Io nel mio piccolo tenterò di ricordarla per l’attrice intensa che era, soprattutto perché spesso il male di vivere non permette di distaccarsi dalla propria esistenza. Romy Schneider invece, nonostante tutto, riusciva a donarci Bellezza e Solarità, ci faceva sperare ed esaltare per tutto ciò che faceva.
Vorrei congedarmi lasciandovi di seguito l’unica Lettera mai scritta di Alain Delon, dedicata proprio a lei, Romy Schneider, la sua amante perduta :
“Ti guardo dormire. Sono accanto a te, mia Puppelé, Bambolina E penso che sei bella, e che forse non lo sei mai stata così tanto. Per la prima volta nella mia vita – e nella tua – ti vedo serena, in pace. Come sei calma, come sei bella. Sembra che una mano abbia dolcemente cancellato dal tuo viso tutte le angosce. Ti guardo dormire. Penso a te, a me, a noi. Di che cosa sono colpevole? Ci si pone una domanda simile davanti una donna che si è amata e che si ama ancora. Arrivavi da Vienna e ti aspettavo all’aeroporto di Parigi con un mazzo di fiori che non sapevo come tenere. Mi sono perdutamente innamorato di te. E tu ti sei innamorata di me. Mio Dio, come eravamo giovani, e come siamo stati felici. Poi la nostra vita, che non riguarda nessuno se non noi, ci ha separati. Mia Puppelé, ti guardo ancora e ancora. Voglio divorarti di sguardi. Riposati. Sono qui, vicino. Ho imparato un po’ di tedesco, grazie a te. Ich liebe dich . Ti amo. Ti amo, mia Puppelé.
Ti dico addio, il più lungo degli addii. Non verrò in chiesa né al cimitero Verrò a trovarti il giorno dopo, e noi saremo soli”.
Curiosità:
• A Parigi Romy Schneider si lega alla meravigliosa Coco Chanel, con cui instaura un rapporto di sincera e profonda amicizia. E’ lei a suggerirle e donarle molti dei suoi abiti.
• L’attrice che interpreta la Gran duchessa Ludovica di Baviera, madre di Sissi, è proprio la madre della nostra amata Romy!