A cura di Marika Galluccio
Audrey Hepburn, un esempio di bellezza ed eleganza che ha ispirato molte donne, nacque a Ixelles, in Belgio, il 4 maggio 1929.
Figlia di Joseph Anthony Ruston e della baronessa Ella van Heemstra, prese il cognome Hepburn dalla nonna materna di suo padre, il quale lo fece aggiungere al cognome di famiglia trasformandolo in Hepburn-Ruston.
Durante gli anni della sua giovinezza, trascorsa tra Belgio, Regno Unito e Paesi Bassi (dove conobbe il regime nazista), ebbe modo di studiare danza e recitazione frequentando il conservatorio della città olandese di Arnhem (dal 1939 al 1945) in cui si era trasferita con la madre e i fratellastri.
Quando, nel 1940, i tedeschi invasero Arnhem, Audrey cambiò il suo nome in Edda van Heemstra, prendendo il cognome della madre, questo perché il suono inglese del suo vero nome poteva essere pericoloso in quel particolare contesto.
L’occupazione nazista, che terminò soltanto il 4 maggio 1945, giorno del sedicesimo compleanno di Audrey, portò allo stremo la popolazione olandese che, a causa delle continue confische, moriva di fame e di freddo. Anche Audrey ebbe diversi problemi di salute e questa esperienza condizionò fortemente i suoi valori interiori.
Successivamente, nel 1948 si trasferì a Londra e continuò a studiare danza con l’insegnante Marie Rambert che, sebbene la considerasse un’ottima allieva, non la riteneva adatta ad un ruolo di prima ballerina a causa della sua bassa statura.
Fu probabilmente questo a spingerla a dedicarsi al cinema e al teatro invece che alla danza, iniziando con un documentario educativo (“Nederlands in zeven lessen“).
Esordì sul grande schermo nel 1951 con il film “One Wild Oat” . Grazie alla celebrità cosi ottenuta, il suo volto apparve sulla copertina del TIME il 7 settembre 1953.
Divenne attrice di fama mondiale, dopo aver lavorato con attori quali Gary Cooper, William Holden e Sean Connery, grazie a film quali Vacanze romane, Sabrina, Colazione da Tiffany, Cenerentola a Parigi, Arianna e Sciarada. La sua carriera l’ha portata a vincere ben due Oscar, tre Golden Globe, un Emmy ed un Grammy Award, oltre ad essere ricordata come una delle più grandi star della storia del cinema. Al 1652 di Vine Street si trova la sua stella sulla Hollywood Walk of Fame.
Nel 1954 ebbe il ruolo principale in “Ondine”, insieme al regista e attore Mel Ferrer che divenne suo marito il 25 settembre di quello stesso anno e da cui il 17 luglio 1960 ebbe un figlio che chiamarono Sean.
In quegli anni, Audrey Hepburn era considerata una delle più grandi attrici di Hollywood, oltre che un’icona di stile! Nel 1959 recitò nel film “La storia di una monaca” e qualche anno dopo prese parte al noto musical intitolato “My Fair Lady” nel quale, però, la sua voce venne doppiata nelle parti cantate. Nel 1966 torna sotto la regia di Wyler con la commedia poliziesca “Come rubare un milione di dollari e vivere felici” (la prima volta fu con “Vacanze Romane” nel 1953). L’anno seguente recitò in “Due per la strada”, film che affrontava il tema del divorzio. Caso volle che proprio in quel momento il matrimonio di Audrey con Mel Ferrer fosse in crisi, situazione che rese molto difficile per l’attrice anche impersonare il suo ruolo nel film successivo, il cui produttore era proprio Mel Ferrer.
Dopo il divorzio avvenuto nel 1968, Audrey sposò, il 18 gennaio 1969, uno psichiatra italiano, Andrea Dotti, dal quale l’anno seguente ebbe il figlio Luca dopo una difficile gravidanza che la costrinse a letto per quasi tutti i nove mesi. Da questo momento Audrey decise di dedicarsi principalmente alla famiglia e tornò a recitare soltanto nel 1976, in “Robin e Marian”, insieme a Sean Connery. Tre anni dopo ebbe il ruolo di protagonista in “Linea di Sangue” ma il film non ebbe molto successo. Il suo ultimo ruolo importante sul grande schermo lo ebbe nella commedia del 1981 “…e tutti risero”, mentre la sua ultima apparizione al cinema fu con una piccola parte in “Always – Per sempre” nel 1988. Proseguì poi la sua carriera in televisione presentando il programma “Gardens of the World with Audrey Hepburn”, la cui prima puntata venne trasmessa il giorno dopo la sua morte.
Il secondo matrimonio di Audrey durò fino al 1982. Poco dopo il secondo divorzio, l’attrice si trasferì in Svizzera, a Tolochenaz, insieme ad Robert Wolders, con il quale iniziò a convivere senza, tuttavia, risposarsi. Ma la sua vita non fu solo cinema e teatro. Nel 1988 fu, infatti, nominata ambasciatrice ufficiale dell’UNICEF e proseguì l’attività umanitaria per tutto il resto della sua vita. Grazie a questo altruistico impegno ricevette, nel 1992, la Presidential Medal of Freedom e, l’anno seguente, il Jean Hersholt Humanitarian Award. Fece diversi viaggi per conto dell’UNICEF, cosa resa facile dalla sua conoscenza di ben 5 lingue (inglese, francese, italiano, olandese, spagnolo).
Visitò l’Etiopia, la Turchia e diversi Stati dell’America centro-meridionale.
Nel 1989 si recò in Sudan con Robert Wolders, per conto dell’UNICEF, per far giungere cibo e acqua alla popolazione tribolata dalla guerra civile. Nello stesso anno, sempre con Wonders, visitò il Bangladesh e l’anno dopo il Vietnam. Il suo ultimo viaggio fu in Somalia, nel 1992.
Morì nel sonno, a Tolochenaz, in Svizzera, il 20 gennaio 1993, a causa di un cancro sviluppatosi all’interno del colon e scoperto troppo tardi per essere curato. Aveva solamente 63 anni.
Al funerale presero parte Mel Ferrer e Andrea Dotti, l’amico Hubert de Givenchy, vari rappresentanti dell’UNICEF e gli attori, nonché amici, Alain Delon e Roger Moore. Quello stesso anno, suo figlio Sean fondò l’Audrey Hepburn Children’s Fund, un fondo di beneficenza atto a favorire la scolarizzazione dei Paesi poveri dell’Africa.
Audrey era una persona bella tanto dentro quanto fuori. E mentre nutriva la sua interiorità attraverso l’UNICEF, non trascurava il suo aspetto fisico usando segreti di bellezza semplici come lei. Era solita rendere le sopracciglia lucenti grazie ad uno specifico gel, secondo la moda dei suoi tempi, ed il rossetto, messo su labbra ridisegnate per farle apparire più piene, era sempre abbinato all’abito che indossava; ma quello che più di tutto caratterizzava il suo aspetto erano i suoi bellissimi occhi incorniciati da ciglia che il truccatore Alberto Rossi separava ad una ad una con uno spillo dopo l’applicazione del mascara, passato almeno tre volte.
A delineare maggiormente il suo sguardo da cerbiatta non poteva di certo mancare l’eyeliner. Per lei, il parrucchiere inglese Philip Kingsley formulò il “Philiph Kingsley Elasticizer PreShampoo” per soddisfare la richiesta di Audrey di un trattamento che potesse idratare e riparare i suoi capelli sottili.
Nel 1957 vide la luce “L’interdit”, profumo ideato da Hubert de Givenchy appositamente per la star. Per quanto riguarda la routine di bellezza e la skincare, Audrey si affidava al marchio Estée Lauder, in particolare amava il siero NightRepair.
Un giorno al mese lo dedicava ad una dieta disintossicante che comprendeva solamente frutta, verdure, yogurt e tanta acqua; negli altri giorni prediligeva comunque un’alimentazione povera di carne e basata quasi completamente su frutta e verdura di stagione.
Conservava sempre uno spirito da ragazzina e non temeva di invecchiare, anzi, riteneva che la bellezza di una donna si manifesta proprio man mano che il tempo passa.
Tuttavia, quello che secondo Audrey contribuiva maggiormente a rendere bella una persona non era l’aspetto esteriore quanto piuttosto quello che aveva dentro, come l’affetto ed il sorriso.
Forse proprio per questo segreto ha sempre brillato di una luce particolare, e la sua bellezza si è consolidata per sempre.